Il Vino Bruciato della Acquitania

Posted: 27th aprile 2013 by adminspirito in ARMAGNAC, BRANDY, SIGARI
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Salve

E’ proprio vero che il mondo è pieno di contraddizioni, prendiamo l’esempio delle popolazioni Arabe, che molto probabilmente sono gli inventori della nobile arte della distillazione mentre oggi si ritrovano a “mettere al bando” l’uso degli Alcolici. E’ sicuro che ben prima della Nascita di Cristo gli Egiziani avevano ideato la tecnica della distillazione, infatti la parola alambicco ha la sua etimologia nelle parole arabe “all-ambiq” che vuol dire proprio “distillare”. L’uso della distillazione per loro era riservata all’estrazione degli aromi di piante & fiori per poterne ricavare (e conservare) essenze & profumi, non ci risulta che ne ricavarreso anche acquavite. Una 10ina di anni fa durante un viaggio in India ho avuto modo di visitare una piccola azienda artigianale che produceva incensi & profumi e nel cortile avevano proprio 4 piccoli alambicchi per l’estrazione degli aromi dei fiori con cui poi avrebbero prodotto gli oli essenziali e poi gli incensi.

L’impero Romano non fece sua questa arte o almeno non si adoprò per migliorla  in quanto poteva contare sulla produzione del vino e se ne perdono le tracce fino al medioevo quando gli unici “alchimisti/distillatori” erano i frati che praticavano questo lavoro nei loro monasteri. Dopo l’anno 1000 la distillazione viene riscoperta e forma una vera e propria corporazione grazie al lavoro della Scuola Salernitana che contribuisce a costruire e perfezionare nuovi tipi di alambicchi, gettando le basi per la nascita delle acqueviti che oggi tutti conosciamo. I 2 paesi Europei dove viene tramandata l’Arte della Distillazione sono quelli che per un breve periodo di tempo finiscono sotto la Dominazione Araba : Spagna & Sud Italia, mentre poi attraverso la diffusione della religione entrerà in contatto anche con le popolazioni nordiche (si narra che la nascia del Whisky in Scozia sia dovuto agli Insegnamenti dei Monaci Irlandesi Cattolici).

destilleL’Acquitania è una Regione a Sud-Est della Francia, praticamente quasi al confine con la Spagna e l’uso della vite vi è stato introdotto dai Romani. Purtroppo il clima non garantisce una perfetta maturazione dell’uva che non riesce mai a raggiungere una decisa gradazione alcolica ed al tempo stesso produce dei vini dalla forte acidità. I mercanti dell’epoca, che dovevano vendere i loro prodotti nei paesi dove l’uva non cresceva come Olanda & GranBretagna, si resero conto che quei vini non erano in gradi di reggere i lunghi viaggi via nave (fino a questi paesi) quindi escogitarono un sistema per l’epoca innovativo : una parte del vino veniva distillato e l’acquavite che se ne ricavava veniva aggiunta al restante vino con il duplice scopo di alzarne la gradazione e fortificarlo quanto basta per permettergli di non deperire durante il lungo viaggio. Sono proprio i mercanti Olandesi che coniano il termine per chiamare questo nuovo prodotto : “Brandewijn” (Brand Wine) cioè “Vino Bruciato“. Agli inizi l’acquavite prodotto serviva solo per fortificare i vini troppi leggeri, poi però, probabilmente grazie al caso, qualcuno si deve essere accorto che lasciarla a lungo nelle botti contribuiva a renderla ancora più gradevole, ed ecco che inizia una nuova alba per l’arte della distillazione.

Ed è proprio in Acquitania alla fine del XIV secolo, quella piccola regione a confine con la Spagna che produceva vini troppo acidi & leggeri che nasce la prima acquavite invecchiata del mondo, l’ Armagnac. Se infatti pensiamo per un attimo al termine Brandy, Vino Bruciato, nessun prodotto come l’ Armagnac riesce ad esserne pieno & fiero rappresentante.

Ieri abbiamo aperto una vecchia bottiglia di Armagnac, probabilmente risalente agli Anni 80, che avevamo in dispensa. Era un Napoleon della ditta Samalens, uno dei tanti “Nègociants” di questa antica acquavite. Anche in Guascogna le aziende che vendono Armagnac si dividono in Produttori e in Nègociants, i primi hanno le loro vigne e distillano l’acquavite che poi invecchiano ed imbottigliano i secondi invece raramente posseggono vigne ed acquistano l’acquavite dai piccoli produttori che poi lasciano invecchiare nelle proprie cantine (alcuni acquistano anche il vino e lo distillano).

Ovviamente i produttori lavorano su piccola scala mentre i Nègociants riescono a mettere in vendita grandissime quantità di distillato. I Nègociants più noti sul mercato italiano sono : Samales, Castarede, Dartigalongue, Delord, Janneau, Laressingle, Sempè, Veuve Goudoulin, ecc..  Molti di questi utilizzano diversi sistemi di distillazione come ad esempio Dartigalongue che produce i suoi Armagnac sia con alambicco Armagnaccaise e sia con alambicco Charentaise (del Cognac). Di solito la gran parte della loro produzione è riservata ai vari Blended (VSOP, Napoleon, XO, Hors Age, ecc..) ma producono anche i Vintage Millesimati anche se questi sono sempre ridotti a 40% con l’aggiunta di acqua distillata (la tradizione vuole che siano lasciati alla gradazione naturale di botte). L’unico che fa eccezione tra tutti i Nègociants è Francis Darroze che acquista i suoi Armagnac solo da piccoli produttori (che spesso non hanno nemmeno una propria etichetta) e li mette in vendita con il nome dell’azienda di provenienza, il millesimo e lasciandoli sempre alla loro gradaziona naturale. CAM00144

L’Armagnac che abbiamo assaggiato ieri viene per l’appunto da uno di questi Nègociants, Samalens ed è etichettato come “Napoleon” probabilmente un 10/12 anni di invecchiamento. La bottiglia è uscita nei primi Anni 80.

Al naso l’Armagnac risulta molto equilibrato è gradevole, non troppo intenso ma veramente ricco. Gli aromi primari non sono “predominati” e per certi momenti ci sembra di percepire una netta prevalenza di uve Baco. In bocca ha un attacco morbido, anche qui gradevole ed equlibrato che ci rimanda proprio al tipo di uva che abbiamo appena nominato. Finale lungo ed intenso, amcora una volta ci sentiamo di affermare che gli Armagnac sono le migliori acquevite per accompagnare la fumata di un sigaro.

Nel nostro caso avevamo scelto una News Entry un Sigaro Cubano “da Prezzo” , un Quintero Robusto da pochissimo sul mercato. I Quintero Vengono Venduti come i Puros che fumano i Cubani sull’isola, in verità il suo prezzo, anche se basso, lo rende poco adatto alle tasche di un Cubano Medio. Per anni in Italia il quintero è uscito solo come Petit Corona e da qualche giorno è presente anche con il formato Robusto, long filler fatto a mano, per un costo di €. 2.80. L’altra settimana in Tabaccheria ne avevamo presi un paio per poterli provare ed occoci qua.

imagedbeLa foglia di fascia è vermente bruttina, bitorzoluta ed irregolare ma l’aroma che sprigiona il sigaro è di tutto rispetto. Ne “scappucciamo” uno e …. puf ….puf….. non tira, pf….. puf….. un altra prova, niente, lo buttiamo via. Vai col secondo, puf…… puf…… anche questo non tira (porca Miseria). In questi casi abbiamo un sottilissimo stecchino di ferro con cui “buchiamo il sigaro” per cercare di rompere i “nodi” che si sono creati, sapendo comunque che la fumata non sarà mai piacevole. Dopo un pò ci stufiamo e buttiamo via anche questo. Purtroppo con i Cubani succede un pò troppo spesso e quanto butti via un sigaro da 2,80 euro dici pazienza, ma quando ti capita con un sigaro da 10/13 euro ti scappano per altre imprecazioni. Peccato.

Per fortuna a giorni dovrebbe rientrare da Cuba una nostra amica a cui abbiamo chiesto di “fare la Spesa” per noi alla Casa dell’ Habanos, 50 sigari di 1° fascia proveniente direttamente dall’Isola. Questa volta non abbiamo chiesto le solite edizioni limitate ma bensì un Cabinet da 50 di una marca di Sigari che in Italia non viene importata, siamo veramente curioso di assaggiarli. Pur essendo una grande estimatore di Sigari Caraibici (Rep. Domenicana, Nicaragua, Honduras, ecc..) continuo a ritenere e sigari Cubani di ottima fattura i miei preferiti, non c’è niente da fare. Sarà perchè il “Primo Amore non si Scoda Mai”, sarà per quel suo Sapore Unico fatto di Cuoio, Tabacco & Sapidità Marina, ma i Puros dell’Isola di Fidel …………………