Come Invecchia il Rum ai Caraibi ?

Posted: 28th gennaio 2012 by adminspirito in RUM

Salve

L’altra mattina mi sono ritrovato a sfogliare l’ultimo numero di WhiskyMag (version Frances) e all’improvviso trovo un bellissimo articolo, a firma di Luca Gargano, dedicato proprio al mistero dell’invecchiamento del rum ai caraibi e quindi, ne ho preso lo spunto per scrivere quanto segue.

VECCHIA DISTILLERIA DI BARBADOS A META' 800

Innanzi tutto una precisazione : Luca Gargano, patron della VELIER di Genova è probabilmente uno dei 3/4 massimi esperti di rum al mondo, soprattutto da quando ha aggiunto alle sue conoscenze di instancabile ricercatore anche quelle di produttore, finanziando il progetto “Rhum Rhum” di V. Capovilla a Marie Galante (cioè produrre un tipo di Rhum Agricol in maniera totalmente artigianale e tradizionale, dalla migliore varietà di canna da zucchero esistente). Qualunque appassionato della materia potrebbe stare ad ascoltarlo per ore, invece ci tocca leggerlo in lingua francese, con tutte le difficoltà del caso (peccato). Oddio, non me ne abbino i “cugini”, il Francese è una bellissima lingua, solo che quando i discorsi scivolano sul “tecnico” forse risultà un pò troppo semplicistica (tiè).

Comunque in questo articolo riporta un sua particolare tabella per calcolare i tempi di invecchiamento e la perdita di distillato in evaporazione, al caldo e umido clima caraibico che pressapoco recita :

Considerando una perdita media del 6/8% annui di rum messo a dimora in botte (contro un 1/2% di whisky o cognac qui in Europa), ne viene fuori che dopo circa 10 anni di invecchiamento nella botte è rimasato il 50% del distillato iniziale (contro l’ 84% del whisky), dopo 12 anni ne rimane il 35%, dopo 15 anni il 28% e dopo 30 anni solamente l’ 8% del distillato di partenza.

E’ inevitabile che la cosa faccia riflettere. Trascuriamo ora il particolare discorso sulle proprietà e sulle qualità dell’invecchiamento al caldo sole dei caraibi, ma allora quanto potrebbe costare una bottiglia di rum a caso, diciamo invecchiata 23 anni, seguendo questa tabella ???

Ecco perchè molto spesso nelle etichette del rum troviamo sigle tipo : Vieux, Very Old, Extra Old, Anejo, Reserva, ecc… proprio per evitare di scrivere l’età reale dell’invecchiamento.

Ecco spiegato il motivo per cui tutte (quasi) le bottiglie di rum di 25, 30 anni di invecchiamento (reali) che troviamo in commercio sono state distillate nelle rispettive distillerie di orgine, ma poi sono state spedite ad invecchiare in Europa, per la precisione Inghilterra e Francia, che con un clima più mite e temperato, permetteno un invecchiamento più “lento” e graduale.

Conclusione : e’ possibile fare dei lunghi invecchiamenti di rum nei paesi di origine ?? Cioè come facciamo ad avere un Jamaica 30 anni (da poco messo in commercio dalla Appleton) se in jamaica dopo 30 anni la botte è praticamente vuota  (ma almeno questa bottiglia costa sui 300 euri)?? Oppure come possiamo trovare in commercio rum dal Guatemala invecchiati 23 anni (ad un prezzo di molto inferiore) ??

La distilleria del Guatemala ci racconta che questo è possibile perchè lo fanno invecchiare nelle cime delle loro montagne, sopra i 2000 mt di altitududine, noi invece siamo convinti che tutto dipenda dal loro modo di far invecchiare i rum e dal loro modo di contare gli anni : il cosiddetto metodo solera di cui spesso abbiamo parlato.

Prendete il disciplinare del whisky in Scozia : dice che l’età dichiarata in etichetta deve essere riferita alla partita di whisky più giovane che entra nell’assemblaggio di quella couvè finità in bottiglia (ci saranno whisky più vecchi nell’assemblaggio, ma te devi scrivere l’età del più giovane). Con il metodo solera si fa l’incontrario (tralasciamo la parte della metodologia della miscelazione e dell’invecchiamento) e finisce che noi andiamo a scrivere in etichettà l’età del rum più vecchio che finisce in quella particolare couvè di miscelazione, fossero pure poche gocce.

Quindi riassumiamo a grandi linee : 50% di rum invecchiato 4 anni, 30% di rum invecchiato 6 anni, 15% di rum invecchiato 8 anni, 4,8% di rum invecchiato 10 anni, 0,2% di rum invecchiato 23 anni, fatta la miscelazione, imbottigliato e sull’etichetta riporto di un rum di 23 anni di età. Tutti felici e contentti., o no !?!

Ma per tornare all’articolo in questione, Gargano porta l’esempio del clima : cita la distilleria Scozzese Glenfarclass che da sempre dichiara che da loro, per via del particolare microclima della valle dove sorge la distilleria, l’evaporazione del whisky messo ad invecchiare è molto bassa, all’incirca lo 0,5% e questo gli permette dellre perdite molto ridotte.

E poi siamo sicuri che si tratti solo di perdite ?? Il gusto di un Rum che dopo 30 anni in botte, si è “proscgiugato” fino a rimanerne solo l’ 8% del liquido di partenza, di che tipo è ?? Un esempio lo possiamo trovare dai Caroni “scopertti” per caso proprio da Gargano e commercializzatio in millesimi dalla VELIER in questi anni. Sono rum fortemente tannici, estremamente secchi, fortemente squilibrati sulle componenti dure (direbbero i Sommelier).

Altro esempio è un Rhum Agricol della distilleria Gardel della Guadalupe (ora chiusa) imbottigliato da Silver Seal. Il rhum è stato distillato nel 1977 ed è un 32 anni. Non abbiamo avuto il “privilegio” di berla e quindi non possiamo parlare in prima persona, ma solo “per sentito dire” e di conseguenza il responso è il seguente : “spremuta di legno di quercia”. Una bottiglia di questo Agricol campeggia sui nostri scaffali e siamo anche curiosi….. chissa che uno di questi giorni non ci leveremo questo sfizio.

Quindi ?? Si può invecchiare un Rum a lungo al caldo sole dei Caraibi ed ottenere così un prodotto di altissimo livello ?? E poi questo è importante ??

Bhe, se consideriamo che lo scotch, per chiamarsi così deve essere distillato, invecchiato ed imbottigliato in Scozia, facendo così “soppesare” l’importanza del “terroir di appartenenza”, non vediamo perchè al rum non debbano essere concesse le stesse possibilità !

DANIELE BIONDI E DIETRO L'ALAMBICCO PORT MORANT (Ultimo alambicco Pot Stil di Legno al mondo)

Sempre la VELIER è l’unica azienda ad avere il privilegio di scegliere ogni anno dai magazzini di invecchiamento della DEMERARA DISTILLER 6/7 botti a loro scelta, e di etichettarle e venderle con il proprio marchio. E’ un privilegio concesso solo a loro perchè sono i proprietari (cioè hanno rilevato) le quote del 5% della Diamond Distillery, la società proprietaria del Rum demerara.

Fabrizio de Andrè, altro Genoano Doc, esclamerebbe : “è un privilegio raro”, ed avrebbe sicuramente ragione perchè i Rum Demerara commercializzati dalla VELIER sono gli unici al mondo ad essere stati distillati ed invecchiati nei magazzini in Guyana, tutti gli altri Demerara che troviamo in commercio invece (e sono tanti) provengono da rum distillati in origine e poi subito trasferiti in Inghilterra per l’invecchiamento, fino all’imbottigliamento finale.

Per qualcuno questo potrà essere un particolare insignifacante, in fondo che importa dove invecchiano, ma per un appassionato della materia no, e troviamo doveroso capire meglio questa differenza . Quindi come sono i Rum Demerara della Velier acquistati nei magazzini in Guyana ??

LA GUYANA, Bellissima & Selvaggia !

Risposta : fantastici ! A parte il fatto che alcuni sono rarissime espressioni di vecchi alambicchi in funzione dalla seconda metà dell’800 ormai introvabili, ma poi sono veramente la pura e vera espressione del Rum delle rive del fiume Demerara, fatto con la miglior varietà di canna da zucchero al mondo e distillato con più di 10 alambicchi diversi, alcuni di questi ormai rimasti l’ultimo della propria spece.

La Demerara possiede nei propri magazzini il più grande Stok di vecchi Rum al mondo ed è per noi (italiani) una fortuna ed un privilegio che un ricercatore (e bravissimo scopritore) come Gargano abbia la possibilità di scegliere per noi le botti migliori. Molte di quelle bottiglie passeranno alla storia e diventerennanno oggetti di collezionismo, in quanto sono l’ultima espressione di un modo di produrre rum ormai destinato a scomparire.

Allora aggiungiamo noi . perchè i Caroni invecchiati ai Caraibi sono un pò troppo “irregolari” e i Demerara no ?? Ecco, lo avevo detto io all’inizio che era un argomento da approfondire.

Sembra che il futuro del Rum invecchiato ai Caraibi sia quello di finire in grandi conteiner, ricchi di impianti di aria condizionata a pieno regime, che permettono una lenta evaporazione dello spirito messo a dimora. In questo modo, grazie ad un giusto mix di aria fresca e umidità si potrà lasciar invecchiare il rum anche nei climi tropicali, a lungo, senza rischiare di ritrovarsi nelle botti pochi litri di “spremuta di tannino”.

Tutto “naturale” al 100% . Allora diciamo noi, non è meglio continuare ad invecchiarlo nella vecchia Europa ??

GEORGE ROBINSON l'UOMO CHE HA CREATO IL RUM DEMERARA OGGI (Purtroppo recentemente scomparso), salvando e collezionado (lasciandoli in piena attività) gli storici alambicchi dell'800 delle vecchie distillerie di rum cresciute sulle sponde del fiume Demerara

  1. giuseppe ha detto:

    complimenti per l’articolo e per le riflessioni fatte. consiglierei al buon luca gargano di farsi sentire un po’ di piu’ in italia , su blog , sul suo sito o su magazine italiani , visto che la sua prestigiosa azienda opera in italia. credo che i consumatori italiani abbiano bisogno ancora di “addottrinarsi “sul rum, in questa maniera si posssono fare degli acquisti mirati e non scellerati. molte volte cio’ che prevale è cio’ che piu’ è stato pubblicizzato e di esempi se ne possono fare tanti a partire da zacapa.la cosa che non ho mai compreso e che nel momento in cui un prodotto riapre un mercato,prima in declino, porta nuova gente al suo consumo, avvicina i giovani ad un nuovo mondo da esplorare , quel prodotto automaticamente diventa dozzinale e per la plebe, altri invece si elevano perchè consumano solo rum agroicoli e principalmente molto costosi e non per le tasche di tutti. io credo che bisogna lasciar libetà ad ognuno di consumare cio’ che vuole e di fare un percorso che puo’ portarlo ad apprezzare prodotti piu’ complessi e nobili. io per esempio ho acquistato il liberation rhum rhum di velier ma credetemi per mia ignoranza non ho capito ancora nulla di questo prodotto che mi sembra lontano anni luce dal rum che normalmente sono abituato a bere (tipo el dorado). un invito alla velier di considerare la commercializzazione in italia del pusser’s RUM ,non capisco perchè tanto disinteresse mentre da altre parti se ne vende ed anche tanto!

    • adminspirito ha detto:

      Se vai al Salone del Gusto a Tonino lo troverai a tenere alcuni appuntamenti dedicati al Rum e non solo. Del resto lui fa il selezionatore e l’importatore, solo è un peccato che non ci siano riviste italiane che gli concedano spazio per parlare proprio di queste cose.

  2. Daniele ha detto:

    Ciao a tutti,
    ci tengo da super-appassioanto di Rum a fare i complimenti per l’articolo, anche se dal finale poco chiaro…ma basta capirsi 😉
    Quanto a Velier, sono operativi sul mercato e quasi troppo avanti, forse sì, la comunicazione col consumatore dovrebbe essere più forte. Anche vero che una azienda che importa e distribuisce per il settore non riesce ad essere sempre vicina al consumatore, se non , appunto, attraverso i bar, locali, ristoranti, enoteche, che ri-trasmettono il verbo. Proprio nel caso Velier, sarà anche passione e qualità dei prodotti, gli enoteca e i barman sono spesso degni ambassador della cultura di questi prodotti.
    Quanto a riviste italiane che diano spazio a questi argomenti, consiglio FINE SPIRITS, da Dicembre in edicola allegata a SpiritodiVIno: è simile a WhiskyMAG, super autorevole, è ad oggi l’unica che parla di distillati con autorevolezza e fuori da logiche markettone.
    Il prossimo numero esce col Vinitaly!
    Cheers!

    • adminspirito ha detto:

      Ciao Daniele
      Gli articoli sui Blog sono spesso un pò “imperscrutabili” perchè vengono scritti di getto, a mente aperta e pubblicati immediatamente, senza una correzione o una verifica. E può capitare che lo scrivente non riesca a far capire bene il suo pensier (così come capita che siano pieni di errori grammaticali o di battitura)
      Il finale voleva dire che se devo scegliere tra un Rum invecchiato in un Conteiner con aria condizionata, preferisco che continuino a farlo invecchiare in Europa. Fermo restando che la cosa migliore di tutti sono i Rum invecchiati in loco, nei paesi di orgine.
      Stamane ho girato tutte le edicole della città ma il Numero di Dicembre di Spirito di Vino è fuori mercato. Ne ho richiesto un paio di copie di arretrati all’azienda.
      PS : Lo scrittore di questo commento, DANIELE, è il giovanotto che appare nella foto davanti all’alambicco di Port Morant, attuale “Rum Man” per conto della VELIER e da non dimenticare mai, Ideatore & Fondatore di Rum Club Italia :