Il Grappaiol’ Angelico

Posted: 31st marzo 2015 by adminspirito in GRAPPA
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Salve

Quando sentiamo il nome di Levi ci salgono alla mente tanti pensieri legati alla sua figura e non solo, retaggio di un periodo storico unico e purtroppo, temiamo, irripetibile.

img1_DistilleriaRomanoLevi_1388164751La famiglia Levi aveva solide radici nel mondo della Distillazione in quanto alcuni suoi antenati nell’800 appartenevano alla categoria dei “Grapat” (abitanti delle Valli Alpine che durante il periodo della Vendemmia si spostavano con i loro Alambicchi Mobili per Distillare le Vinacce Fresche). La Famiglia di Angelo Levi (il Nonno di Romano) alla fine dell’800 era composta di ben 9 Figli e di questi 6 erano Distillatori. Si racconta che i Grapat fossero dei veri maestri nell’arte della distillazione artigianale ed infatti buona parte delle Distillerie della zona del Nord-Ovest sono state fondate da loro discendenti (dopo i primi del 900 cessano il lavoro di Distillatori Ambulanti e fondano le loro Distillerie nei luoghi ricchi di Materia Prima).

alambiccoE’ nel 1925 che il Padre di Romano, Serafino Levi, fonda la sua Distilleria a Neive, zona rinomata per la produzione di grandi Vini e di conseguenza ricca di Ottime Vinacce Fresche per la Distillazione della Grappa. Tutte le conoscenze & competenze dei Grapat suoi avi lo portano ad installare una Distilleria Artigianale azionata da un piccolo alambicco a Fuoco Diretto. Purtroppo dopo pochi anni Serafino Levi morirà (1933) e dopo un decennio anche la Madre lo seguirà (Teresina Levi caduta nel 1945 sotto un Bombardamento). All’età di 17 anni Romano Levi interrompe gli Studi e prende in mano le sorti della Distilleria con l’aiuto di sua sorella Lidia una vera specialista nella ricerca di Erbe & Piante Officinali (sarà lei che curerà la selezione di Grappe alle Erbe).

Perché la Grappe di Levi sono diventate così rinomate & famose rispetto ad altre prodotte dai suoi colleghi?? Probabilmente questo è dovuto alla particolarità del suo personaggio ed all’incontro con Luigi Veronelli che lo definì “Il Grappaiolo Angelico” attraverso i suoi scritti. Romano Levi amava il suo lavoro a cui dedicava tutto se stesso : “Una buona vinaccia, un buon alambicco e un buon fuoco: ecco i segreti semplici per la grappa. Io ci metto la volontà, quella di tirarmi su tutte le mattine prima del sole e preparare la prima cottura“. unnamed

La sua Distilleria era rimasta perfettamente identica a come la aveva progettata/costruita suo Padre nel 1925 :

Le Vinacce vengono raccolte freschissime, grondanti ancora mosto, e vengono sistemate in degli speciali Silos di Pietra scavati sotto terra fino ad una profondità di 7 metri (sembrano dei pozzi, perfetti per conservare  le vinacce fresche). La Caldaia viene caricata con 5 quintali di Vinacce e Acqua ed una “cotta” dura all’incirca 4 ore (si facevano 3 cotte al giorno). L’Alambicco viene alimentato a “Fiamma Diretta” (vuol dire che la caldaia in cui si mette l’acqua per far bollire le vinacce e catturarne il vapore alcolico è a contatto diretto con le fiamme, a loro volta alimentate da “mattoni” compressi di vinacce seccate, conservate dall’anno precedente dopo la distillazione). Il vapore passa nell’alambicco di rame e condensandosi attraverso le serpentine, si trasforma in gocce di grappa. Questa, attraverso un tubo e piccoli rubinetti, viene convogliata direttamente in quattro botti di legni diversi, dove resteranno per almeno un paio d’anni. Le botti di frassino e castagno lasciano la grappa bianca. Le botti di acacia e rovere, cedendo le loro sostanze naturali, la colorano di giallo.

Sicuramente il modo di presentare & commercializzare le Grappe da parte di Romano Levi ha contribuito non poco alla diffusione del suo …….

6_libroveronelliLe bottiglie di grappa prodotta da una simile realtà non potevano essere molte e di conseguenza venivano vendute direttamente in Distilleria. Romano Levi con il suo spirito “artistico” ha poi fatto il resto. Le bottiglie venivano preparate con etichette scritte e/o dipinte a mano direttamente da Romano, tantè che alcuni amavano definirlo anche come Poeta e Pittore. Negli Anni 70/80 quando la voce del suo “mito” era ormai diffusa si poteva assistere a delle vere & proprie processioni di persone che si recavano a Neive per conoscerlo, per visitare la Distilleria e per acquistare le sue celebri grappe che spesso venivano etichettate al momento e personalizzate in base all’acquirente. Al mattino, ogni mattino, davanti alla porta rigorosamente chiusa dell’ufficietto dove la grappa viene imbottigliata, tappata a mano e dove le etichette disegnate dallo stesso Levi sono appiccicate con un pennellino raggrumato di colla, si formava la coda di persone arrivate appositamente per lui e le sue grappe. Gente in silenzio, con l’aria assorta, attende di poter parlare con il “grappaiol l’angelico”. Un nostro conoscente che ci si è recato spesso in quegli anni ci racconta : “quando venivamo via e ci consegnava le grappe che avevamo acquistato, mettiamo 12 bottiglie in tutto, ce ne dava 6 senza etichetta, 3 con già l’etichetta e per le altre 3 creava l’etichetta sul momento”.

Luigi Veronelli fu certamente uno dei maggiori artefici della grande attenzione che seppe calamitare Romano Levi, qua sotto riportiamo uno stralcio del primo articolo che il Noto Giornalista (oggi si direbbe Gastronauta ma chissà se il termine gli piacerebbe) scrisse nel 1971 coniando l’espressione di “Grappaiolo Angelico” :

Ogni volta: capiti in Neive, nella distilleria minima di Romano Levi, e ti esalti.
Ti sembra impossibile, sei fuori mondo, fuori tempo.
Davvero ricordi le parole seicentesche di Daniello Bartoli:
“è artefice chi prende rozzi tronchi e informi per lavorarne statue, vetri vilissimi per mutargli in diamanti, stille di semplice rugiada per farne perle”. 
Anche Romano ha umile materia, le vinacce; anche Romano, artefice, la muta.
Già si rivela nella scelta puntigliosa: esige in selezione, rabbioso e severo, le vinacce secondo provenienza – siano di collina e più ancora dei sorì, gli spazi alti in pieno sole – e vitigno, attento a che non siano vuote per eccessivo torchio.

Le distilla, con gesti appresi dai secoli, al fuoco diretto e pericoloso dell’alambicco (gli è d’aiuto Fiore da Marcorino, unica “force ouvrière”). Queste invecchia, quest’altre no secondo segni che lui solo conosce. 
Le grappe riescono superbe e lui gli fa “riverenza” nelle etichette che scrive con certosina pazienza a mano, e che dedica – i nomi fermano nel tempo il suo fantastico amore – a Donne
“decorose e indecorose, selvatiche, ascendenti e discendenti, che scavalicano colline, che si lasciano toccare e non, coi capelli d’oro e d’argento”.
Assaggiale le grappe volute dall’artefice degno del ’600; impallidirà in te e si farà spoglio il ricordo, fosse pure del migliore tra i cognac.
Sono così perfette, il loro giuoco – amare o nette, possenti o sensuali, morbide e puntute – così chiarito, la trama così minuta, da rinnovare in me, “bergamasco”, altre memorie: le tele, ancora seicentesche, del Ceresa e dei Baschenis, pittori e non grappaioli.
                                                                                                      Luigi Veronelli

Ad oggi le Grappe di Levi sono tra le più collezionate ed anche le più pagate (vedi questo sito dedicato alla figura ed alle Grappe da Collezione di Levi).

$_5ew7Fu proprio un anno fa che qualcuno ci contattò per chiedere di valutare una collezione di circa 40 bottiglie di grappa Romano Levi (è possibile ancora oggi vedere le immagine di queste bottiglie nel sito web della Distilleria dedicato alle Collezioni di Grappa Levi). Fatta la valutazione ci occupammo anche di trovare un acquirente e come “compenso” per i nostri servigi chiedemmo un paio di bottiglie in omaggio (quando è possibile ci facciamo pagare in Natura). Prendemmo una Grappa Bianca del 2000 ed una Grappa Invecchiata del 1988, scegliendo tra quelle con le etichette più rovinate, sapendo che prima o poi tanto le avremmo aperte. Contemporaneamente la persona che ci ha raccontato delle sue antiche frequentazioni alla Distilleria di Neive ci omaggia di un altra bottiglia, una Grappa Invecchiata/imbottigliata nel 2005 che proprio ieri sera abbiamo assaggiato.

Colore : Giallo Oro, denota un lungo invecchiamento. Naso : Un Aroma Decisamente Intenso fuoriesce dal bicchiere, fresco & potente allo stesso tempo. Fruttato, Erbaceo, Speziato. In Bocca parte decisa come al naso, sapori forti, puliti, ne morbida ne secca ma molto equilibrata. Il Finale è ancora più potente e la persistenza decisa. Che Dire!?! E’ la Prima Grappa di Levi che ci capita di assaggiare però in passato ne abbiamo degustate molte altre della zona delle Langhe. Questa ci appare nettamente superiore per quanto riguarda la potenza, tanto come aromi che gusto. Sicuramente diversa dalle grappe un po’ “ruffiane” che vanno di moda oggi ma perfetta dimostrazione di come anche le Grappe di una volta potessero essere ricche, complesse & morbide, senza “scorciatoie” e/o sostanze aggiunte. Se dovessimo coniare noi un termine per raccontare questa grappa sarebbe il seguente : “un Pugno in un Guanto di Velluto”.

Da circa 3 anni la antica Distilleria è tornata di nuovo operativa grazie al lavoro di uno dei vecchi aiutanti di Romano Levi. Si distilla la Grappa con l’alambicco originale e la si imbottiglia utilizzando le vecchie etichette scritte/disegnate da Levi quando era in vita. Appena partiti erano un pò cari (70/90 euro a bottiglia) oggi per fortuna hanno abbassato i prezzi (praticamente quasi la metà). Questo è il loro sito Web dove potete trovare l’elenco delle Grappe che vengono prodotte & commercializzate oggi.

Noblesse Oblige :

1

  1. davide ha detto:

    Bravo Francesco. Pensa che in un bar di Tokyo ho visto una collezione pazzesca di circa 300 bottiglie, il gestore era innamorato delle sue grappe.

    Rimane mitica la polemica con Bonilli che aveva calcato un po’ troppo la mano su alcune affermazioni
    http://antoniotombolini.simplicissimus.it/2006/03/bonilli_gambero_rosso_ha_torto.html

    • Polemiche ormai ammuffite, ma levano il velo sul perchè la grappa abbia così poco spazio in Italia, a casa propria!

      Che la frase del guidaiolo Bonilli fosse denigratoria ed infelice, è certo; altrettanto certo è che la grappa di alcool metilico (o metanolo, in slang chimico è + corretto) ne contiene eccome, ma fino ad un massimo di legge dell’ 1%.
      E siccome di grappa è difficile berne tanta, il vostro fegato saprà comunque gestire l’alcool velenoso.

      Altrettanto certo è che al “signore delle Guide” la grappa non piace. Perlomeno quella verace e ruvida di questo Maestro distillatore.

      Ci sono in effetti in giro prodotti bi- e tri-distillati, zuccherati, annacquati, che hanno morbidezze inconsuete e spigoli limati, ma non è grappa, come non è armagnac quello a 40°, e tu Francesco lo sai.

      La grappa vera ha “attacco” e “punch”, non è mai stata un acquavite per signorine, ma per contadini dal palato rugoso, abituati alla branda (così la chiamano in Piemonte). I signori bevevano altro. E come minimo, se vera dev’essere, ha 45°. Solo questa è grappa.

      Se poi ai guidaioli la grappa non piace, perchè al loro pubblico sembrerebbe imbevibile, affari loro. Si bevano qualcosa di dolce a 26°.

      Da parte mia, ho giurato che “non avrò altra grappa all’infuori della Friulana”.
      Con tante scuse al fu Romano Levi (ma il cappello leviamocelo).

  2. Francesco ha detto:

    Grazie !!
    Mi sono letto (velocemente) lo storico della Polemica in cui si è inserito anche un Osteria delle mie parti.
    Ancora una volta ho avuto modo di verificare la “pericolosità” di certe Guide/Riviste/Blog.
    Francesco

    • Mirco ha detto:

      Grazie Francesco per il bellissimo ricordo di Romano, un vero Artista Artigiano.
      Sicuramente saresti stato felice di conoscerlo, consoliamoci assaggiando le sue bottiglie!

  3. Marco ha detto:

    Grande Francesco. Come sempre. Bellissimo ricordo di Romano