Silvano Samaroli

Posted: 28th novembre 2010 by adminspirito in INTERVISTE, RUM, WHISKY

Salve

Voglio dedicare questo primo “articolo” ad uno dei “personaggi” più importanti per il mondo degli spirits in Italia : Silvano Samaroli. Il mese scorso ho avuto la fortuna di essere suo ospite a  Brescia in compagnia di Sabrina, attuale amministratrice di Rum Club Italia. E’ stato uno di quei incontri in cui, pur avendo sul tavolo una sterminata fila di bottigliette, non ho assaggiato quasi niente, ma ho preferito rimanere ad ascoltare. Silvano non si concede spesso al pubblico quindi, quando si ha questa fortuna è il momento di dare retta a quel vecchio adagio : “Occhi e orecchie ben aperti (anche le narici in questo caso) e bocca ben chiusa”.

Samaroli è un imbottigliatore indipendente che ha iniziato la sua attività 42 anni fà, partendo dal whisky ,ed  ampliando poi  con il rum.  Se prendiamo, tanto per fare un esempio, il sito/blog di Serge Valentin, noto scrittore-giornalista francese di whisky (WhiskyFun), ed andiamo alla lista dei suoi 10 malti preferiti da sempre, potremo trovare che ben 3 sono stati scoperti ed imbottigliati da Silvano Samaroli.  Considerando che Serge si vanta di aver assaggiato circa 10.000 whisky, fate un pò voi i vostri conti. Stessa cosa se si va a guardare i punteggi dei “Malt Maniacs”  (MaltManiacs), si potrà notare che gli imbottigliamenti Samaroli sono tra quelli che hanno spuntatto i punteggi più alti nel corso degli ultimi decenni.

Quando racconti di questo a Silvano, lui si stringe nelle spalle ed accenna un leggero sorriso, un pò sorpreso, un pò distrattamente poco interessato a queste classifiche. Punteggi o no resta il fatto che i suoi prodotti sono riconosciuti in tutto il mondo come eccezionali, e quasi tutti gli appassionati e collezionisti fanno a gara per “accaparrarseli”.

Conosce i segreti del single malt come poche persone al mondo e si potrebbe vantare (ma non lo fa) di aver visitato tutte le distillerie della Scozia nella sua lunga carriera. Ascoltarlo è un piacere e quando decido di buttare giù gli appunti per questo pezzo, scelgo di prendere un paio di concetti, da lui ripetuti, per far meglio comprendere il personaggio.

Bisogna saper dire di no, 10, 100, 1000 volte : “quando cerchi un whisky e ne assaggi tanti, non puoi permetterti di imbottigliare un prodotto solo perchè in quel momento il mercato lo richiede a “gran voce”. Si imbottiglia solo quando si è convinti di aver trovato un prodotto eccezionale, che ci abbia suscitato emozioni importanti e che, siamo convinti, ne susciterà anche sulle persone che lo berranno.  Altrimenti è meglio stare fermi e non imbottigliare niente. Per questo, quando si assaggiano campioni di botti è più importante saper dire di no che accettare un imbottigliamento solo perchè il listino lo richiede

Un secondo punto che meglio di altri lo descrive :

Non siamo noi che dobbiamo andare dietro al mercato, ma siamo noi, invece, che dobbiamo fare il mercato : “quante volte i colleghi e/o le distillerie decidono di creare un prodotto solo perchè è di moda e/o richiesto dai consumatori; magari non ci piace neanche, ma siccome sappiamo che è richiesto (e che quindi si venderà) accettiamo di metterlo in bottiglia. Ultimamente stiammo assistendo proprio a questa “pratica” da parte di molte distillerie, che creano prodottiper un ipotetico “consumatore medio”. Invece è l’esatto contrario, siamo noi, con il palato educato e pieni di passione che piano piano dobbiamo educare i nostri consumatori, finendo inevitabilmente per educare ed influenzare anche il mercato. Altrimenti rischiamo di fare un pò troppa confusione. Si possono creare prodotti più morbidi per quei consumatori che si avvicinano al whisky, come al rum o altro, ma sempre seguendo un criterio qualitativo, che riconosca una sua sua identità al distillato imbottigliato e che sia anche riconducibile alla storia dell’imbottigliatore.”

E poi tante discussione sul whisky dei tempi andati (anni 60), su come sono cambiate le distillerie, su come ricercare e riconoscere un prodotto qualitativo eccellente:

Le botti sono rimaste le ultime “amiche” di un prodotto eccezionale : “partendo dal fatto che ormai quasi tutte le distillerie acquistano il loro orzo già maltato (a parte “piccolissime” eccezioni), che non usano più lieviti coltivati “in loco” ma bensì acquistati (cioè identici tra loro), la conclusione è che la materia prima è ormai quasi completamente omologata e uguale per tutti; cosa ci resta ? La botte ! Molte distillerie in un ottica del risparmio, cioè di realizzare il prodotto migliore con una spesa già stabilita, acquistano le botti seguendo sempre questo schema. Cioè non vanno alla ricerca delle botti migliori in assoluto, ma acquistano dei barili (chi + chi -) che abbiano un costo contenuto. Noi imbottigliatori indipendenti cosa possiamo fare? Acquistare New Spirit (appena distillato), e lasciarlo invecchiare in botti che noi selezioniamo e scegliamo per l’altissimo livello qualitativo. A questo punto, lasciandole anche negli stessi magazzini delle distillerie non ci resta che seguire anno dopo anno, la loro lenta evoluzione. Vedrete che alla fine vi ritrovete sempre dei prodotti di altissimo livello. A parità di condizioni, ormai solo le botti per l’invecchiamento possono fare la differenza”

Dopo aver detto questo ci fà vedere la lista delle “sue botti” che stanno invecchiando nei vari magazzini delle distillerie in giro per il mondo.

Non possiamo non parlare della sua ultima selezione, di whisky e rum, in bottiglie da 0,50 cl. Innanzi tutto gli faccio subito i complimenti in quanto, portando le bottiglie a 50 cl, permette di avvicinare un maggior numero di persone ai suoi prodotti (visto il costo ridottodi una bottiglia rispetto ad una da 0,70 cl). Partendo dai rum esprimo tutta la mia sincera ammirazione per il rum delle Fiji da poco imbottigliato. Il suo sguardo si illumina, apre un cassetto e tira fuori una rivista con un articolo che parla (rivista degli anni 80 in inglese) proprio di questa distilleria delle Fiji. Lui ci racconta che dopo aver letto questo articolo ha impiegato più di 12 anni prima di poter acquistare un barile di questo rum, che ha ricercato disperatamente. Secondo lui il clima dei caraibi non è adatto alla lunga maturazione ed invecchiamento del rum, per questo se vogliamo trovare prodotti sopra i 20 anni di età, di qualità elevata, li dobbiamo portare in Scozia a maturare. Unica eccezione sono proprio le Fiji, per via del clima continentale e temperato (ci cade anche la neve) e per l’alta qualità delle sorgenti acquifere. Per questo, primo fra tutti, ha deciso di investire acquistando una serie di botti in questa “sperduta” distilleria nell’arcipelago delle isole Fiji. Se berrete il Fiji 2001, appena imbottigliato, capiretre di cosa parlo; è un rum che non offre termini di paragone con altri nelmondo, possiamo tranquillamente dire che si è creato un nuovo sapore. Non ci resta che aspettare in futuro, cosa ci riserberà questo prodotto in continua evoluzione ed invecchiamento.

Passiamo ad un altro rum della serie da 0,50 cl : il Jamaica 2000, il mio preferito. E’ un rum pericoloso in quanto rasenta quasi la perfezione, sopratutto al palato, ed una voltabevuto rischiate, in futuro, di rimanere sempre delusi dagli altri che assaggerete. Imperdibile anche per il suo rapporto qualità prezzo veramente basso.

Ed occoci ai single malt, sempre nella selezione da 0,50 cl:  a Silvano si accendono di nuovo gli occhi quando parla del Glenburgie 1980 e lo definisce una delle sue scoperte megliori. Di mio ci aggiungo il Vatted di Islay 1993 (strepitoso) ed anche il Glen Moray 1992 (divino); senza dimenticare l’altro torbato, il Laphroaig 1996 (delizioso). Sono tutti prodotti che sono già entrati nella storia, ma avete la fortuna di poterli trovare ancora sugli scaffali delle enoteche più “intelligenti”. Inoltre, come già accennato, la bottiglia da 0,50 cl gli permette di essere venduti ad un prezzo molto competitivo.

Il tempo è trascorso veloce, ci scambiamo ancora alcune battute ed gli racconto di alcuni whisky che ho assaggiato al Salone del Gusto da cui provengo; faccio nomi di produttori noti, bottiglie, ecc… e c’è una cosa che mi colpisce di Silvano Samaroli di cui solo ora mi rendo conto : malgrado con la sua attività e passione abbia atraversato la storia del whisky del dopo guerra ed abbia contribuito in prima persona a scriverla, non si sente parte di un sistema. Lui è quello che molto semplicemente si può definire un “auto-didatta”; praticamente non ha partecipato a scuole di pensiero e/o formazione, non è stato “educato” (come molti inglesi) ad una determinata filosofia sul single malt, è un uomo libero del whisky. Ha frequentato piccoli produttori ed artigiani quando ancora erano al lavoro nelle loro distillerie, ha sbagliato ed ha imparato, per poi ri-sbagliare e di nuovo ri- imparare, fino a padroneggiare la materia come pochi. E’ probabilmente uno degli ultimi alfieri della tradizione del whisky, ma che ha sempre cercato di metterla al servizio dell’innovazione e dei tempi che stava vivendo. Malgrado sia stato lui il primo ad ideadere la riduzione di grado a 46°, malgrado sia rimasto l’ultimo che usa il metodo tradizionale, per assemblare le varie partite di malti con l’acqua (per abbassare la gradazione un pò d’acqua ogni 3 mesi, in tutto dura 1 anno, per permettere al whisky di assemblarsi perfettamente con l’acqua aggiunta; tutti gli altri lo fanno in pochi giorni, se non ore), malgrado padroneggi la materia come pochi, trova sempre il tempo ed il garbo per rispondere alle tue domande e/o per farti capire in modo semplice ma esauriente il suo pensiero.

Un altro esempio è la sua creautura: il No-Age; dopo essersi reso conto, dopo la grande trasformazione delle distillerie degli anni 80, che era sempre più difficile reperire malti con quelle determinate caratteristiche, per poterli ri-creare ha studiato ed applicato al single malt (Malto d’orzo di una sola distilleria) le regole del vatting malt (malto d’orzo di più distillerie). Utilizzando i whisky delle pochissime distillerie “tradizionali” rimaste ha voluto creare il “suo assemblaggio”, con l’obbiettivo di far rivivere e provare ancora il gusto, ormai quasi scomparso, del whisky di 50 anni fà. Nella “speciale miscela” sono finiti malti di oltre 40 anni di invecchiamento, finendo per produrre un Whisky senza età, il No-Age Appunto. Mi ricordo bene la mia espressione a voce altaquando lo bevvi per la prima volta: “dolce, morbido, mai avrei pensato che un whisky di malto potesse essere così setoso e piacevole al palato”. E’ questo che ci piace tantissimo dei suoi whisky, che pur essendo complessi e strutturati come pochi, poi al palato risultano veramente semplici e piacevoli anche per il consumatore meno esperto. Perchè l’eccessivo interesse, del mercato, verso la “torba e l’affumicato” degli ultimi anni, ci ha fatto dimenticare che il single malt si fà con orzo maltato e che, come tale, è la morbidezza e la dolcezza del cereale che bisogna ricercare e trovare in un buon bicchiere.

Tra poche settimane, per tornare al rum, uscira anche un No-age (con un altro nome) dedicato proprio a questo distillato fatto con la canna da zucchero. Siamo in attesa di poterlo assaggiare.

Ormai è l’ora di salutarsi. Silvano tira giù da uno scaffale una sua bottiglia di rum : il “mitico” Dark Rum Demerara 1975 (che avevamo assaggiato) e ne fa dono a Sabrina ( a proposito Sabrina, sto ancora aspettando il “campione” che mi avevi promosso); a me invece regala un Glenlivet over 30 veramente particolare.

Una stretta di mano e ci salutiamo. Per un pò io e Sabrina camminiamo per la strada in silenzio, senza scambiarci parole e impressioni, quasi volessimo ancora respirare a pieni polmoni quell’aria magica di un pomeriggio  piacevole e raro. Per tutte le persone che sono appassionate di distillati, che siano whisky, rum o brandy, passare qualche ora in compagnia di Silvano Samaroli è un’esperienza veramente unica. E’ come se, un giovane appassionato stilista, potesse passare una giornata in compagnia di Armani o Valentino. Perchè è questo che Silvano Samaroli fà, prende una serie di whisky (come loro prendono stoffe o altro) e li “cuce assieme” in maniera artigianale per creare la sua opera finale. Come i vestiti di questi due stilisti vengono spesso definiti dei capolavori, i whisky o rum di Samaroli, altrettanto possono essere definiti delle opera d’arte.

Sainte !

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