Salve

folle-blanche-slim-bannerAbbiamo sfiorato spesso l’argomento sia parlando del mondo del Cognac sia parlando dell’Armagnac e dei vitigni da cui si ricavano i vini per la distillazione di questi blasonati Brandy, quindi in questo periodo abbiamo pensato di approfondire l’argomento. Come tutti gli appassionati di vino sanno nella seconda metà dell’800 un parassita della radici della vite nel giro di un ventennio distrusse il 95%  del patrimonio viticolo dell’Europa Continentale, fu la Fillossera che provocò una catastrofe vera e propria. La soluzione che gli Agronomi trovarono in quel periodo fu quella di innestare i loro ceppi originali su viti Americane che si erano dimostrate più resistenti a questa malattia, così con questa soluzione di ripiego (ma comprensibile) venne cancellato un tesoro enologico fatto di centinaia di tipologie di viti, l’autentica storia di questa pianta che aveva saputo trovare nel bacino del mediterraneo il suo habitat naturale. Così fu fatto anche nella regione dell’ Acquitania nota per la produzione della più antica acquavite del mondo, l’Armagnac, prendendo la storica varietà d’uva con cui veniva prodotto il Brandy di Guascogna, innestandola su ceppo americano e dando così vita ad ibrido che prese il nome di Baco22, molto più semplicemente Baco.

Ma quale era l’uva tanto richiesta per la produzione di Armagnac (ed anche Cognac in Charente) ?? L’uva in questione che in Francia poteva contare su dozzine di sinonimi portava il nome di Folle Blanche ed era diretta discendente della antiche varietà di viti introdotte dai Romani 2000 anni prima. Il Folle Blanche produceva vini di bassa gradazione e dall’alto tasso di acidità che li rendeva perfetti per il tipo di distillazione che si praticava in Guascogna. Ma la sua caratterstica principale era il profilo aromatico fatto di un bouquet di frutta & fiori che non aveva eguali tra i vini a forte acidità. La lenta distillazione continua fatta per la produzione dell’Armagnac permetteva di salvaguardare tutti i suoi profumi che sarebbero stati trasmessi nell’acquavite appena distillata. Era il vitigno utilizzato anche nella Charente per la produzione di Cognac ma qui il tipo di distillazione a più alta gradazione non riusciva a valorizzarne appieno le caratteristiche aromatiche. Il Folle Blanche aveva però un difetto, era di natura gracile, incline alla malattie, poco restitente ai parassiti e alle muffe, in parole semplici molto delicato e l’arrivo della Fillossera fu per lui un vero flagello. Folleblanche1

Alcuni produttori ricorsero a varietà d’uva maggiormente resistenti alle malattie come ad esempio l’Ugni Blanc, anche se non offriva le stesse caratteristiche di profumi & sapori che sapeva regalare il Folle Blanche, mentre altri si convertirono all’utilizzo del Baco, l’Ibrido incrociato tra la tradizionale vite Francese e quella Americana. In quel periodo l’utilizzo del Baco diventò quasi totale ed infatti se andiamo a degustare i vecchi Armagnac di inizio secolo fino agli Anni 70 li troveremo quasi tutti distillati con le uve del Baco22, anche se il prodotto che offriva era molto diverso da quello dell’antico antenato. Al posto di acquevite molto profumate il Baco22 offriva dei Brandy succosi, morbidi & rotondi. Tutto questo fino al 2010 quando l’ente che certifica il disciplinare di produzione dell’ Armagnac, il BNIA ha deciso che tutti gli Ibridi non erano più ammessi e di conseguenza anche il Baco dovrebbe essere destinato a scomparire. Al tempo stesso negli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo re-impianto delle antiche varietà d’uva tradizionali ed il Folle Blanche ha iniziato a tornare in “auge”, tanto nella regione dell’Armagnac (il 5% del patrimonio viticolo oggi) che nel Cognac (pochi ettari di qualche azienda).

Il Folle Blanche, come abbiamo detto, regala acqueviti dal grande bouquet soprattutto nel corto/medio invecchiamento (sotto i 15 anni), mentre dopo questo periodo tende a perdere parte dei suoi profumi per delle acqueviti fresche, di medio corpo. Ultimamente, visto il suo ritorno, molte aziende hanno iniziato a vinificarlo in Purezza, ma noi siamo convinti che è negli assemblaggi che sappia dare quel tocco in più nella produzione del Brandy. In verità nella zona dell’ Armagnac non è mai stato abbandonato del tutto, anche se veniva coltivato da pochissime aziende, mentre nella regione del Cognac possiamo dire che è ritornato in auge dopo gli Anni 80/90. Nella zona della Charante per la pruduzione del Cognac era ormai L’Ugni Blanc (il nostro antico Trebbiano) che offriva il 100% delle uve per la sua realizzazione ma negli Anni 90 alcune piccole aziende hanno deciso di ri-impiantere il Folle Blanche per tornare ad utilizzarlo. Come abbiamo detto nella distillazione del Cognac la materia prima conta meno che per l’Armagnac, in quanto il Brandy della Charente si “costruisce” prevalentemente nelle botti durante l’invecchiamento, ma comunque conta. Per quanto ne sappiamo noi ci sono 2 aziende che hanno iniziato a (ri)produrre il Cognac con il Folle Blanche e sono la Maison Doudugnon (che sarà a Roma la prox settimana e noi ci faremo una scappata) e Chateau de Boulon, anche se sicuramente ce ne saranno altre.

In questi giorni ci siamo divertiti a degustare & confrontare degli Armagnac prodotti da 3 aziende diverse interamente con l’utilizzo di solo Folle Blanche, entrambi di un invecchiamento di 12/14 anni. Gli Armagnac in questione sono di :

  • Domaine de Boigneres (12 anni)
  • Domaine de Baraillon (14 anni)
  • Domaine d’Ognoas (12 anni)

Domaine Boigneres è una di quelle realtà che non ha mai smesso di coltivare il Folle Blanche è gli viene riconosciuto di essere uno dei migliori produttori di sempre. Domaine de Baraillon utilizzava il Folle Blanche nei suoi assemblaggi e dalla seconda metà degli anni 90 ha iniziato a imbottigliarlo in purezza. Domaine d’Ognoas possiede il più antico alambicco in funzione nella regione, dal 1804, anche loro utilizzavano il Folle Blanche per i loro assemblaggi e da non molto lo imbottigliano in purezza.

Non stiamo qui a fare la scheda tecnica di ogni tipologia di questi Armagnac e passiamo subito ai commenti :

Domaine de Baraillon, piccolissima azienda che abbiamo scoperto quasi per caso, per noi produce degli Armagnac buonissimi da bere e la importiamo direttamente qui in Toscana (leggi Articolo). Tra i 3 è quello che ci è piaciuto di meno in quanto lo abbiamo trovato meno “corposo” degli altri e non all’altezza degli assemblaggi che avevamo tanto apprezzato in passato. Non vuol dire che non sia più che buono, semplicemente tra i 3 è quello che ci ha stupito di meno.

Domaine Boigneres, un nome che è una garanzia, i suoi Armagnac sono tra i più apprezzati ( e costosi) al mondo e questo in particolare si è distinto per una setosità che non avevamo mai ricontrato in altri Armagnac. Anche al naso lascia trasparire una sensazione di velluto, come se all’acquavite ci avvessero aggiunto del vino passito, indubbiamente buonissimo.

Di Domaine d’Ognoas non comprendiamo il motivo perchè un’azienda storica e che produce brandy così buoni  non abbia ancora in importatore Italiano di valore. Noi ci siamo fatti mandare un pò di bottiglie tra cui questo Folle Blanche 2000 che secondo noi si è dimostrato il migliore dei 3, Profumato, morbido, minerale, il tutto avvolto da un grandissimo equilibrio che rende un brandy instancabile.

La classifica andrebbe fatta anche tenendo conto del rapporto qualità-prezzo perchè dobbiamo dire che con il costo della Bottiglia di Domaine Boigneres si possono acquistare 2 bottiglie di Domaine d’Ognoas e ben 3 di Doamaine de Baraillon (a Cesare quello che è di Cesare). Questa era una lotta tra 3 campioni quindi troviamo riduttivo stillare una classifica ma al cuor non si comanda quindi ci congediamo con un detto che amiamo dire spesso : I gusti sono Insindacabili !!

 

image321

  1. GRAZIE !

    E’ grazie ad appassionati competenti, curiosi e professionali come Lei che altri appassionati possono farsi un’idea ed imparare ad apprezzare i distillati d’eccezione. E, diciamolo, non sempre l’eccezione è tale anche nel prezzo: con pazienza e voglia di scoprire, si trovano meraviglie più che accessibili alle tasche di chiunque.

    Certo, qui siamo a livelli alti, tra gli armagnac i monovitigno di Folle Blanche (o Piquepoule che dir si voglia) sono rari, e della massima finezza, pur con invecchiamenti non elevati. Non sono certo armagnac da tutti i giorni, ma da ristoranti bi-stellati, questi.

    Anche nel cognac si fa strada la voglia di ripercorrere i sentieri dei tris-nonni, quando la fillossera non aveva ancora decimato le viti, allora quasi tutte a Folle Blanche, e ora quasi tutte a trebbiano. Alcuni produttori, pochi per la verità, stanno dedicando le loro cure all’antico ceppo, e cominciano ad usarlo di nuovo nei cognac, con risultati più che piacevoli. Anche se i cognac di sola Folle Blanche in purezza sono solo 2 o 3, e qualcuno di più in assemblaggi di più vitigni.

    A parte Chateau de Beaulon, anche la maison Godet produce un 15 anni, e Raymond Ragnaud un raro Folle Blanche di Grande Champagne. Di Dudognon confesso di non sapere se fa questo tipo di cognac, conto sul suo assaggio (anche se trovo che fa distillati duri, con tanto legno, pur se di qualità buona).

    Per ora, dopo alcuni sporadici assaggi di armagnac che non mi hanno mai soddisfatto in confronto a qualunque cognac, sono stato stregato da una bottiglia di Domaine de Boingnéres (per forza, direte), per la sua grande polpa vellutata, con tanta tanta stoffa benché manchi del finale pirotecnico di un cognac.

    Se gli armagnac fini sono così buoni, forse (ma forse) un giorno mi converto e cambio il nome al blog. Anche se il primo amore non si scorda mai…

  2. Wiley Lyons ha detto:

    Questo prodotto, nato nella terra di Noè, e cresciuto grazie ad un industriale russo amante del cognac, tale Shustov, che sviluppò nella capitale Yerevan uno stabilimento con criteri moderni, ha saputo da subito conquistare il mondo: apprezzato e premiato all’esposizione universale di Parigi del 1900, i francesi gli concessero perfino l’uso della denominazione cognac, invero non ancora protetta.

  3. Il commento sopra il mio, del 14 maggio a firma Wiley, è la copia di alcuen frasi del mio blog… curioso.
    Ma penso sia fatto da un robot o qualcosa di simile, vallo a sapere perchè…

    Lospiritodeitempi ovviamente non c’entra in questo, tranquillo, mai dubitato della sua serietà, basta leggere i suoi articoli!