SCOTCH WHISKY degli ANNI 40

Posted: 7th giugno 2012 by adminspirito in WHISKY

Salve

Questa bottiglia appena arrivata non è neanche stata riposta sullo scaffale in attesa di essere aperta e degustata. Con la sua innata faccia tosta è riuscita a passare avanti a tutte le altre che, da mesi, giacciono in stand-by in attesa del “loro momento”. Consegnata in tarda mattinata ed aperta a fine serata.

E’ una bottiglia che ho acquistato da un venditore privato su e-bay a cui avevo già preso una bottiglia di vecchio rum della jamaica, sempre degli anni 40. Non è difficile procurarsi queste bottiglie se puoi pagare (da quando c’è stato il “Cambio di Secolo & Millennio” le bottiglie vecchie aumentano vertiginosamente) e siccome noi non apparteniamo alla gategoria dei “facoltosi” ci limitiamo ad acquistarle quando le troviamo ad un “prezzo decente” e soprattutto quando siamo convinti che siano state conservate in modo impeccabile. La conservazione per noi è importante in quanto, sappiamo già, che prima o poi l’apriremo per assaggiarla. Infatti una “vecchia Bottiglia” può anche triplicare il suo valore se è stata conservata bene, se le sue etichette non hanno difetti (macchiate, strappate, scolorite) e soprattutto se il livello del liquido non è sceso (questo è la più importante di tutte, una bottiglia da 1000 euro di valore con l’etichetta rovinata la puoi pagare ancora 500/600 euro ma se il liquido al suo interno è sceso, anche soltanto di 2/3 cm, il suo valore cala a 200 euro).

Questa bottiglia ci aveva incuriosito fin da subito, anche per la sua storia : da sempre appartenuta alla famiglia che poi ce l’ha venduta, in quanto gestivano un ristorante. La bottiglia faceva parte di un lotto da 12, nella sua cassa originale di legno, ed è stata conservata per tutti questi anni in una cantina refrigerata. infatti a prenderla in mano e guardarla non gli daresti certo più di 60 anni.

Altro particolare è il suo tappo. Tecnicamente si chiama “Tin Cap” ed è stato un tappo speciale usato nel mondo del whisky fino alla fine degli anni 50. E’ un tappo di metallo che avvolge completamente il bordo del collo della bottiglia, apribile e poi richiudibile con una piccola leva al suo esterno.  La particolarità di questo tappo, secondo gli adetti ai lavori del mondo del whisky, è che è risultato il miglior tappo mai utilizzato per la conservazione del malto. Un tipo di tappo che, praticamente, chiudeva in modo ermetico la bottiglia e ne permetteva la sua perfetta conservazione anche a 50 anni di distanza. Infatti proprio per questo motivo i vecchi scotch whisky con quel tipo di tappo (in prevalenza Blended) si vendono ad un prezzo 4/5 volte superiore dei loro colleghi, magari anche dello stesso periodo, ma con normali tappi di sughero. Il Tin Cap lo si riconosce perchè si vede sotto la capsula che copre il tappo spuntare due piccoli ferretti ricurvi (come nella prima foto del collage qui accanto)

La Bottiglia ed il Suo Tappo a "Tin Cap"

Infatti una volta che ho aperto ho notato che l’interno del tappo era foderato con un leggero strato di metallo “leggermente morbido”, spesso come 3 fogli di carta, più o meno. Questo metallo morbido (che a me sembra tipo stagno per la duttilità e alluminio per il colore) una volta che la bottiglia veniva tappata finiva per sigillare completamente il suo contenuto comportandosi come una ventosa al contrario. Praticamente finiva quasi per mettere “sotto vuoto” il whisky della bottiglia. In questo modo non c’era passaggio di aria, nessuna evaporazione (Angel Share) e conservazione ottimale. Unico neo (perchè le cose perfette non esistono) è stato che alcune bottiglie, magari conservate sdraiate o a rovesciate per lungo tempo, finivano per tenere il liquido a stretto contatto con quella “ventosa di stagno” ed il whisky finiva per prendere un retrogusto metallico. Capita infatti di leggere recensione dai giornalisti e scrittori di whisky, che hanno la fortuna ed il privilegio di poter assaggiare queste bottiglie, e sentirgli raccontare proprio che quel determinato whisky aveva preso un “sapore di tappo”. Solo che in questo caso non si riferivano al sughero ma al metallo.

Per il resto, il fatto che la bottiglia fosse sempre stata conservata in condizioni ottimali e con un tappo particolare come il tin cap, ci aveva da subito spinto all’acquisto. All’inizio avevamo tentennato per via del prezzo, poi i proprietari delle bottiglie, gentilissimi, leggendo tra le nostre righe una grande passione, ce l’hanno proposta veramente ad un ottimo prezzo ed abbiamo deciso di prenderne una per provarla finalmente.

Rientrato a casa poso la bottiglia sul tavolino del terrazzo e mi rendo conto che gli ultimi raggi di sole del tramonto la irradiano finendo per dare un grande risalto al suo colore ramato. Malgrado i tanti anni trascorsi il colore si presenta vivo ed ancora brillante. La bottiglia ha attaccato al collo la Medaglietta della Repubblica Italiana, usata anche questa fino alla fine degli anni 50, per gli alcolici ( più tardi sarebbe stata sostituita dalle fascette di carta filigranata).  Scartiamo la pellicola che ricopre il tappo ed anche questa ci sembra fatta di un metallo tipo stagno, poi, finalmente, vediamo questo strano tappo, alziamo la sua levetta e l’apriamo.

Per prima cosa portiamo il collo della bottiglia sotto il nostro naso e una sensazione di salsedine ci inonda. Non era il classico aroma di alghe e salmastro che spesso sentiamo in tanti whisky, qui per un attimo sembrava di essere sul bagnoasciuga di una spiaggia, dopo la risacca e piena di cumuli di alghe. L’arroma e veramente nitido ed intenso come poche volte, ma la cosa strana è che in futuro, durante la degustazione, non lo percepirò mai più, quasi come se si fosse esaurito tutto in quei primi attimi. Ne verso 3 dita (orizzontali ovviamente) nel mio bicchiere e lo lascio li, ad “ambientarsi”, mentre noi ci ne andiamo a preparare la cena.

La Bottiglia al Tramonto

Rieccoci : Il suo colore è un rosso ramato intenso che fa pensare ad un invecchiamento in botte di sherry. L’invecchiamento non ci è dato saperlo, del resto in quel periodo, soprattutto per i blended, era raro riportare gli anni sulle etichette. Al naso risulta veramente intenso e l’aroma predominante è uno sherry di lungo affinamento con una forte impronta che ricorda l’aroma di carne. C’è infatti una distilleria, tutt’ora in attività, che invecchia i suoi whisky esclusivamente in botte ex-sherry ed è diventata famosa proprio per il suo whisky dal “sapore di carne di manzo”. Ne abbiamo già parlato in passato è la distilleria Mortalach e la abbiamo sempre additata come “esempio vivente” del gusto del whisky degli anni passati. In un periodo in cui quasi tutti i whisky tendono ad “assomigliarsi” sempre di più, il Mortalach ha saputo mantenere quasi intatta, il suo particolare aroma e gusto. Distilleria di proprietà della Diageo, non produce imbottigliamenti “ufficiali” ed il suo whisky finisce tutto nelle miscele dei vari blended tra cui il J. Walker. E’ proprio per la sua forte personalità, il suo grande corpo ed aroma pungente che è molto richiesto dalle varie maison che producono blended malt, se proprio vi volete togliore lo sfizio di berlo in purezza ne dovete cercare una bottiglia tra quelle degli imbottigliatori indiperndenti.

C’è soltanto un piccolo problema in questa degustazione, pur riconoscendo la grande complessità di questo Mortalach, non risulta tra i miei singlemalt preferiti. Ora non sappiamo se nella miscela di questa Dewar’s è stato usato del Mortlach, ma in ogni caso, qualunque whisky sia stato usato lo ricorda molto.

Gli aromi, comunque sono veramente forti, intensi e complessi, cosa rara, visto che è stato in bottiglia per più di 60 e dovrebbe avere bisogno di un pò di tempo per esprimere tutte le sue potenzialità. Al gusto si rivela per un whisky intenso, pungente ma comunque sempre morbido. L’aroma di carne  ha lasciato spazio al sapore di carne, ma queso, pur essendo nitidamente riconoscibile, si ingloba in un bouquet di sapori forse meno intensi ma altrettanto persistenti ed il whisky si beve che è un piacere. Non ci sono stati problemi sul versante “contaminazione metallica” dovuta al tappo e quindi il whisky risulta, probabilmente, come doveva essere negli anni 40.

Oggi, dopo pranzo, ho rifatto l’esperimento finale. Avevo lasciato un goccio nel bicchiere, ne ho preso un altro e me lo sono versato, in più mi sono ricordato di avere una bottiglia di Mortlach aperta di Silver Seal e ho versato un terzo bicchiere. Innanzi tutto un “annusatina” al Mortlach mi ha aumentato la convinzione che il whisky di base per il nostro Dewar’s degli anni 40 fosse proprio lui. Poi, come mi immaginavo, il tempo trascorso ha già inziato ad influenzare il nostro Dewar’s White Label.

Se per quanto riguarda il bouquet non è cambiato un gran che (forse si è soltanto un pò sopito l’accento sul gusto di carne) nel sapore invece si registra subito un maggiore equilibrio. Lo sherry che ieri si sentiva in secondo piano ora ha preso il suo posto e quel gusto di sottofondo di carne di manzo, leggermente troppo forte, ora è perfettamente equilibrato con tutti gli altri sapori. Oggi ancora di più è possibile percepire la sua forza e la sua complessità, il tutto molto equilibrata, da cui non è facile scomporre le singole famiglie di appartenenza. Del resto hanno avuto più di 60 anni per fondersi ed amalgamarsi.

Quando lo bevi la prima cosa che percepisci è il sapore dolce dei malti (a proposito più lo bevo e più mi rendo conto che questo Blended è molto SingleMalt e poco SingleGrain) che ti scende sul palato, poi si passa al dolce/fruttato dello Sherry e a quel sapore di carne che contribuisce a dargli struttura e soprattutto corpo, una punta di speziatura piccante con una leggerissima nota di torba ed infine ti accompagna nel finale mentre contribuisce a fare in modo che la dolcezza eccessiva non ti possa stuccare e ti lascia con la voglia di berne un altro goccio.

Insomma un whisky complesso che, ne siamo convinti, si è mantenuto veramente integro rispetto ai suoi tempi. Veramente un gran bel prodotto se consideriamo che stiamo parlando di un Blended Malt. Ai giorni nostri neanche i blended più blasonati e ti lunghissimo invecchiamento riescono a raggiungere tanta intensità. Peccato (ma questo è un mio problema) per quel gusto tipo Mortalach che io non amo particolarmente.

Questa bottiglia la potete trovare ancora in vendita su e-bay (Guarda) ad un ottimo prezzo. E se chiamate e dite che “vi abbiamo mandato noi” vi verrà riservato un trattamento di favore ed un bello sconto. Approfittatene prima che se le comprino tutte i Cinesi ed i Tedeschi. Se amate i whisky di Sherry vecchio stile, questo vi piacerà da matti.

LA CASSA ORIGINALE DELLE BOTTIGLIE

  1. luigi ha detto:

    Carissimo, ho avuto la conferma, leggendo questo articolo, che la scelta fatta nel “donarti” questa bottiglia sia stata una delle migliori mai effettuate. La competenza e il “palato” non possono che rendermi felice di averti fatto riassaporare profumi, aromi e sapori che riportano a luoghi ed esperienze ancora vive e presenti in questo bouquet. Peccato esserci conosciuti troppo tardi, quando oramai le casse si sono svuotate. Ti ringrazio di cuore, Luigialessandro2005.

    • adminspirito ha detto:

      Grazie a te !
      Spero che qualcuno leggendo queste parole ti contatti per acquistare le ultime bottiglie che ti sono rimaste, altrimenti come hai pronosticato, finiranno tutte in Cina o giù di lì.
      Mi è venuta una gran voglia di aprire anche quella bottiglia di Rum della Jamaica degli anni 40 che mi hai venduta per prima. Se ancora mi trattengo è perchè ne ho una sola
      Hai ragione te, se ci fossimo incontrati prima ti avrei svuotato la cantina
      Un saluto
      Francesco